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FAQ

ALIMENTAZIONE

& BENESSERE

Uno stile di vita sano si basa su attività fisica regolare e corretta alimentazione, bilanciata sulla base del fabbisogno calorico e la reintegrazione dei nutrienti. In tal senso, la salute dell’organismo passa inevitabilmente dall'interazione funzionale tra apporto calorico, tipologia dei nutrienti e microbiota, contribuendo a regolare l’azione immunitaria e la funzionalità cardiovascolare. Una dieta salutare prevede un apporto consistente di frutta e verdura, cereali, latticini magri, pesce, prodotti fermentati, e un ridotto apporto (molto ridotto) di sale, prodotti trasformati e carni rosse, consumo molto moderato di alcolici, evitando assolutamente il fumo.

Qual è il corretto e sano stile di vita?

Uno stile di vita moderatamente attivo richiede almeno 2-3 ore di moto a settimana, sufficienti a mantenere un accettabile dispendio energetico e un’adeguata funzionalità metabolica. In realtà, per trarre il maggior beneficio a livello fisiologico e immunitario, promuovendo efficacemente l’azione omeostatica svolta dal microbiota, sarebbe importante praticare sport aerobico con una certa assiduità e includere esercizi dinamici di forza muscolare almeno 2 giorni a settimana. Chiaramente, l’intensità e la durata dell’esercizio fisico devono essere proporzionati e contestuali all’età e alle caratteristiche fisiche e metaboliche di ciascun individuo.

Cosa si intende per stile di vita attivo?

Per alimentazione funzionale si intende uno stile alimentare che prevede un approccio personalizzato, sulla base di evidenze scientifiche consolidate, per favorire la funzione generale dell'organismo, specialmente quella immunitaria, l'azione del microbiota intestinale e il benessere psico-fisico.

I cibi cosiddetti funzionali possiedono una serie di benefici, al di là del ruolo prettamente nutrizionale. Sebbene diversi claim commerciali identifichino come alimenti funzionali quelli addizionati con vitamine, minerali o probiotici (i batteri buoni come quelli dello yogurt), gli alimenti funzionali per antonomasia sono quelli naturalmente ricchi di fibre, ad esempio, che invece sono elementi prebiotici che promuovono il benessere del nostro microbiota intestinale.

Che cos'è l'alimentazione funzionale?

Le malattie cronico-degenerative, come per esempio il morbo di Alzheimer, il cancro o l'aterosclerosi, derivano da un danno cellulare che si protrae e aggrava nel tempo, e sono direttamente connesse allo stato infiammatorio e all’interazione tra microbiota e organismo. Corretta alimentazione, attività fisica ed eubiosi tra microbiota intestinale e organismo ospite sono fondamentali per la prevenzione, migliorando nettamente la qualità e l’aspettativa di vita di oltre 10 anni  rispetto a chi persegue un comportamento poco sano.

Quali sono malattie cronico-degenerative?

La presenza di tessuto adiposo in eccesso (non sempre corrispondente ad un evidente sovrappeso) genera uno stress nell’organismo che innesca una risposta infiammatoria adattativa, inizialmente acuta ma che negli anni diventa cronica e di basso grado. Anche l'instaurarsi dell’insulino-resistenza concorre a questa risposta fisiologica adattativa. Allo stesso tempo, un’alimentazione sbagliata (povera in fibre, sbilanciata verso le proteine e i grassi saturi) altera profondamente la funzione del microbiota e induce una reazione immunitaria a livello della barriera intestinale che si traduce in uno stato infiammatorio sistemico e patologico, per altro associata a diverse malattie autoimmuni. L'infiammazione cronica è spesso alla base dei disturbi di tipo metabolico, del diabete, e soprattutto delle malattie cardiovascolari, ed è una caratteristica distintiva di quel quadro clinico, sempre più comune oggi, che viene definito sindrome metabolica.

Cosa causa l'infiammazione cronica?

La sindrome metabolica è una condizione collegata a disturbi di tipo fisiologico e metabolico, caratterizzata da accentuata disbiosi intestinale, intolleranza glucidica e infiammazione cronica. E’ detta sindrome poiché è definita sulla base di diversi fattori che in passato venivano considerati in maniera spesso disgiunta, come la presenza di dislipidemie, elevata pressione arteriosa, insulino-resistenza: tutti elementi che concorrono ad aumentare notevolmente il rischio di malattie cardiovascolari, nell’arco anche di pochi anni. L’elemento distintivo della sindrome metabolica è il depositarsi di grasso addominale (viscerale): si parla spesso di soggetti obesi normopeso, ossia persone con un peso accettabile ma con una scarsa massa muscolare, nei quali in realtà la massa grassa totale supera il 30% della composizione corporea. Alimentazione scorretta e cattive abitudini di vita sono alla base dello sviluppo della sindrome metabolica.

Che cos’è la sindrome metabolica?

L’ipertensione è la principale causa di morte nella nostra società. Forti evidenze cliniche sostengono i benefici dell’attività fisica di una certa intensità, strutturata e ripetuta (esercizi aerobici al 60-70% della frequenza cardiaca massima e esercizi di forza dinamica, 2-3 giorni a settimana), in termini cardiovascolari e di prevenzione dell’ipertensione, specialmente se praticata assieme al controllo del peso, ad abitudini alimentari salutari e ad una regolarità nel sonno.

Che peso ha lo sport in uno stile di vita sano?

Lo sport, inteso come allenamento costante e progressivo, è fondamentale per attivare una serie di risposte fisiologiche-adattative necessarie a mantenere la salute vascolare e migliorare lo stato infiammatorio. Oltre ai benefici noti a livello fisiologico-metabolico e cardio-respiratorio, esiste una comunicazione diretta tra muscolo e cervello, denominata asse muscolo-cervello: il muscolo in fase di contrazione produce infatti una serie di molecole (le miochine) che regolano direttamente a livello ipotalamico la plasticità sinaptica, l'apprendimento, la memoria, l’umore. In più, l’esercizio fisico, specialmente aerobico (intensità superiore a 60% VO2 max, circa il 60-70% della frequenza cardiaca massima) induce il rilascio di una serie di metaboliti circolanti (lattato, succinato) che influenzano la funzione del microbiota, con effetti sul metabolismo microbico, sul sistema immunitario e sull’integrità della barriera intestinale.

Come lo sport può migliorare la nostra vita?

Sia esercizi di forza, in particolare di tipo dinamico e con poco carico (high intensity training, HIT), che di resistenza aerobica aumentano la capacità del muscolo di captare nutrienti dal sangue e di stimolare il metabolismo fino a 48 ore post-esercizio. Uno sportivo deve perciò alimentarsi correttamente e in maniera costante. La qualità degli alimenti e la pianificazione di una dieta ben bilanciata sono aspetti chiave per un recupero ottimale e per il miglioramento della performance. Vegetali freschi, prodotti caseari leggeri, alimenti proteici di alta qualità (pesce e uova in cima alla lista) non dovrebbero mai mancare nel frigorifero di uno sportivo.

Come si deve alimentare uno sportivo?

Indubbiamente l’intensità e la tipologia degli allenamenti sono fondamentali per determinare la prestazione sportiva. Un’alimentazione corretta dal punto di vista nutrizionale, oltre che calorico, tarata sulle esigenze personali, sulle tempistiche e sul carico di lavoro muscolare può contribuire notevolmente a migliorare il benessere generale dell’organismo, e quindi la performance. Inoltre, seguire un piano alimentare personalizzato è importante per garantire la funzione omeostatica del microbiota e il controllo dello stato infiammatorio e della funzione ipotalamica (cicli veglia-sonno e recupero funzionale).

Come migliorare la prestazione sportiva?

Un eccesso calorico normalmente produce un aumento della massa del tessuto adiposo (grasso). Ma il tessuto adiposo non è una semplice riserva energetica: è un vero e proprio organo che regola lo stato infiammatorio e la risposta ormonale, integrando l’azione fisiologica dei batteri intestinali. L’organismo ha quindi una tendenza naturale a mantenere le proprie riserve adipose, accumulandone in eccesso per prevenire possibili situazioni critiche. Per esempio, l'aumento di peso che si verifica a seguito di un dimagrimento troppo rapido non è altro che una risposta adattativa dell’organismo ad uno stress subito dagli adipociti.

Lo scopo principale di un piano alimentare personalizzato, infatti, è quello di raggiungere la propria condizione di benessere trovando il giusto equilibrio tra l’apporto dei nutrienti e l’omeostasi dell’organismo, mantenendo una percentuale ottimale di massa grassa.

Perché è così difficile dimagrire?

Se è vero che un eccesso di calorie sotto forma di carboidrati (zuccheri) viene convertito in grasso, è altrettanto vero che i carboidrati sono la fonte energetica preferenziale del muscolo, specialmente durante l’attività fisica intensa. Ma soprattutto, i carboidrati (e in particolare quelli complessi, come le fibre) sono il nutriente preferito dei nostri batteri intestinali, fondamentali per regolare la funzione intestinale, infiammatoria e metabolica. Non esiste un concetto più sbagliato in nutrizione se non quello di voler dimagrire eliminando i carboidrati.

Per dimagrire devo eliminare i carboidrati?

Trovare il peso forma non è semplice. Esistono delle formule matematiche derivate da dati epidemiologici che definiscono il peso ideale in base all’età e all’altezza, per esempio. Tuttavia, soltanto attraverso la visita nutrizionale si può avere una stima accurata della percentuale di massa grassa e di massa muscolare, per definire il peso forma e stabilire il proprio metabolismo basale, su cui tarare la quantità di calorie da assumere in base ai livelli di attività fisica.

Come stabilisco il mio peso forma?

La massa cellulare metabolicamente attiva (body cell mass, BCM) si può misurare efficacemente grazie alla bioimpedenziometria (bioelectrical impedance analysis, BIA), un’analisi che permette di definire la composizione corporea. La BCM include tutti quei tessuti che consumano energia, cervello e fegato per esempio, ma soprattutto la massa muscolare che, al contrario della massa grassa, è molto attiva da un punto di vista metabolico. La misura della BCM è un metodo accurato per valutare lo stato nutrizionale e stabilire, specialmente nello sportivo, il reale consumo energetico.

Cosa si intende per massa cellulare attiva?

Ogni individuo ha una composizione corporea distinta e un diverso metabolismo basale. La dieta deve sempre essere personalizzata per fornire un apporto equilibrato di nutrienti e calorie sulla base delle esigenze metaboliche e delle caratteristiche fisiologiche individuali. Nello sportivo la dieta va personalizzata tenendo conto della massa metabolicamente attiva, per tarare le quantità esatte e le tempistiche dei pasti. In generale, la dieta andrebbe anche personalizzata in virtù della composizione microbica intestinale, un aspetto fondamentale per favorire il benessere quotidiano.

Cosa significa veramente dieta personalizzata?

Assolutamente. L’orologio circadiano, dettato dai ritmi veglia-sonno, imposta sin dal mattino una serie di meccanismi fisiologici spontanei che a partire dai centri di controllo ipotalamici stabiliscono la risposta funzionale di tutti gli organi (i cosiddetti orologi periferici), in primis stimolando  il rilascio di segnali intestinali che regolano la funzione del microbiota e la conseguente produzione di metaboliti microbici ad azione sistemica. 

Dovremmo sempre regolare l’orario dei pasti e dell’attività fisica seguendo i ritmi biologici. La funzione immunitaria, i processi metabolici, la resistenza ai patogeni alimentari, l’omeostasi microbica e l’espressione stessa dei nostri geni variano a seconda delle ore del giorno e delle stagioni. Anche per questo, è importante suddividere i pasti in più momenti della giornata e privilegiare la stagionalità degli alimenti. E l’esercizio fisico ha un effetto sistemico e adattativo più consistente se praticato nelle ore pomeridiane-serali, per esempio.

E’ importante regolare l’orario dei pasti?

Le malattie cronico-degenerative, come per esempio il morbo di Alzheimer, il cancro o l'aterosclerosi, derivano da un danno cellulare che si protrae e aggrava nel tempo, e sono direttamente connesse allo stato infiammatorio e all’interazione tra microbiota e organismo. Corretta alimentazione, attività fisica ed eubiosi tra microbiota intestinale e organismo ospite sono fondamentali per la prevenzione, migliorando nettamente la qualità e l’aspettativa di vita di oltre 10 anni  rispetto a chi persegue un comportamento poco sano.

La dieta chetogenica ha senso?

Esistono diverse precauzioni da considerare prima di aumentare i livelli raccomandati di apporto proteico (tendenzialmente 0,8 -1 g di proteine per Kg di peso corporeo ideale). Innanzitutto, è importante ottenere ad ogni pasto la completezza nutrizionale degli aminoacidi (le molecole funzionali di cui sono costituite le proteine) attraverso un programma alimentare bilanciato e calibrato sulle necessità metaboliche individuali. Inoltre, un eccesso di amminoacidi è tossico per la presenza di ammonio, che viene infatti smaltito attraverso le urine. Soprattutto, al contrario di quanto si potrebbe ritenere, un eccesso proteico predispone all’insulino-resistenza e al diabete, proprio per l’effetto esercitato dagli amminoacidi sull’azione dell’insulina.

Una dieta (leggermente) iperproteica andrebbe valutata attentamente e considerata solo in alcuni casi: dimagrimento controllato in soggetti obesi, o per prevenire l’eccessivo deperimento muscolare in individui anziani (> 65 anni), oppure durante cicli di allenamento intensi (per sostenere il turnover muscolare e facilitare l’utilizzo di glucosio).

Quando utilizzare una dieta iperproteica?

Il concetto di Dieta Mediterranea nasce nel 1958 ad opera di Ancel Keys, medico americano affascinato dall’incredibile longevità degli abitanti delle zone rurali nel sud d’Italia. Si trattava all’epoca di una dieta povera e salutare perché abbondante in cereali e prodotti della terra, abbinata ad uno stile di vita estremamente faticoso. Oggi, il concetto di dieta mediterranea è stato rielaborato in senso globale e moderno e considera sostanzialmente le tradizioni culinarie dell’area mediterranea (in primis, l’utilizzo di olio d’oliva).

La dieta DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension), è stata sviluppata negli anni ‘90, promossa dall’Istituto di Salute Pubblica americano (National Institute of Health, NIH), sulla linea della dieta mediterranea, seguendo dei criteri scientificamente più rigorosi, con lo scopo preciso di ridurre l’incidenza dell’ipertensione. La dieta mediterranea e la dieta DASH sono gli unici modelli alimentari clinicamente accettati per promuovere la salute e prevenire e trattare le malattie cardiovascolari, la principale causa di morte nella società moderna.

Che differenza c'è tra la dieta mediterranea e la dieta DASH?

Domande frequenti (FAQ)

Hai domande frequenti sul perchè dovresti rivolgerti ad un esperto in nutrizione?

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FAQ

MICROBIOTA

Il microbiota è forse l’organo più importante che abbiamo, con quasi 5000 specie diverse indentificate per un totale di 170 milioni di geni funzionalmente differenti (rispetto ai 25 mila geni dell’uomo). Nell'intestino di ciascuno di noi albergano circa 160 specie batteriche distinte con il potenziale di ampliare il nostro repertorio genetico e funzionale di oltre 20 volte: 4 trilioni di cellule batteriche contro i 3 trilioni delle cellule che costituiscono tutti gli altri organi del corpo!

Cos’è’ il microbiota?

Batteri intestinali e organismo umano si sono coevoluti in un processo continuo di simbiosi, inizialmente legato all’assorbimento dei nutrienti e alla funzione digestiva. Nel corso degli ultimi 300-400 mila anni, l’organismo ospite ha sviluppato la cosiddetta tolleranza immunitaria per permettere la sopravvivenza dei microrganismi commensali. Per questo motivo, il microbiota, oltre a regolare il metabolismo e la funzione intestinale, ha la capacità straordinaria di interagire con il sistema immunitario, modulando la risposta infiammatoria locale e sistemica, partecipando all’integrità della barriera intestinale e quindi influenzando la predisposizione ad allergie e malattie autoimmuni. Il microbiota intestinale produce anche una serie di metaboliti secondari e neurotrasmettitori (come la serotonina) capaci di influire considerevolmente sull’umore e la plasticità sinaptica.

Cosa fanno i batteri che vivono nell'intestino?

Metabolizzando i nutrienti introdotti con la dieta (in particolare i polisaccaridi altrimenti indigeribili come le fibre), i batteri intestinali producono quasi 1000 metaboliti secondari, tra cui vitamine essenziali, acidi grassi cosiddetti a catena corta (SCFA) e neurotrasmettitori (come la serotonina). Questi metaboliti circolanti rispecchiano le interazioni tra nutrienti e microbiota, e i loro livelli variano a seconda dello stile di vita e dello stato di salute. Sulle cellule umane sono esposti centinaia di recettori specifici per questi metaboliti microbici circolati, che sono quindi in grado di influenzare la funzione di tutti gli organi. In particolare, queste molecole sono dirette verso i neuroni di specifiche aree del cervello che controllano l’umore e lo stato d’animo e verso le cellule immunitarie.

In che modo il microbiota intestinale influenza la salute?

Esistono solide evidenze sperimentali che indicano come la sostituzione di una dieta proteica e grassa con una dieta ricca di alimenti fermentati, carboidrati complessi e fibre influenzi positivamente la composizione del microbiota e favorisca l’omeostasi. In un programma alimentare volto a migliorare la salute, lo stato infiammatorio e la funzione generale dell’organismo è fondamentale considerare i principi fisiologici e terapeutici dell’interazione dieta-microbiota-sport, agendo sulla quantità, la qualità e le tempistiche dei pasti sulla base delle caratteristiche cliniche, dello stile di vita e degli obiettivi personali.

Come aumentare i batteri buoni dell'intestino?

Sembrerebbe di si. Durante l’esercizio fisico, sia di forza che di resistenza, i nostri organi rilasciano in circolo quasi un migliaio di metaboliti (alcuni molto simili a quelli prodotti dai batteri intestinali durante la digestione degli alimenti). Per esempio, il lattato (acido lattico) generato dal muscolo durante uno sforzo intenso può attraversare la barriera intestinale ed essere metabolizzato dal microbiota in un prodotto secondario, il propionato, che sembrerebbe avere un effetto migliorativo sulla performance e sui livelli infiammatori. Per altro, rispetto a individui sedentari, gli atleti élite hanno un'abbondanza maggiore di quei batteri che producono propionato. Ad ogni modo, avere un microbiota in salute implica un beneficio generale per organismo, a livello omeostatico e immunitario, e di conseguenza ne beneficia anche la prestazione sportiva.

E’ possibile migliorare la prestazione sportiva agendo sul microbiota?

La composizione microbica intestinale, e di fatto la funzionalità del microbiota, è solo in parte dipendente dalla genetica individuale e dall’etnia. Almeno il 20-35% della diversità microbica nell’intestino deriva dallo stile di vita, alimentazione, medicine, antibiotici. In particolare l’alimentazione e l’ambiente di crescita durante i primi anni di vita esercitano un ruolo predominante nel definire quali specie microbiche colonizeranno l’intestino dell’adulto. In sostanza, l’ambiente domina rispetto alla genetica nel determinare la biologia individuale del microbiota (spesso possono esistere similitudini significative nel profilo microbico intestinale di individui non imparentati ma che condividano lo stesso ambiente e le stesse abitudini di vita).

Il microbiota dipende dalla genetica individuale?

Il microbiota intestinale viene studiato attraverso il sequenziamento genico ad alta risoluzione. Si parla a questo proposito di microbioma, ossia l’insieme di tutti i geni del microbiota. L’analisi del microbioma può essere svolta solo in laboratori dove sia presente la strumentazione adatta (per altro molto costosa) e l’esperienza necessaria. Generalmente sono biologi e ricercatori ad occuparsi delle metodiche di sequenziamento e dell’analisi computazionale della grossa mole di dati che ne deriva. L’interpretazione e la valutazione di risultati, per determinare la diversità individuale del microbiota, viene poi svolta da un esperto in nutrizione, il quale può eventualmente decidere per un intervento alimentare ad hoc.

Chi si occupa del microbiota intestinale?

E’ importante eseguire l’analisi del microbiota in un laboratorio che abbia tutti gli strumenti e l’esperienza per l’elaborazione dei dati computazionali derivati dal sequenziamento genico. La WellMicro è una startup e spinoff dell’Università di Bologna che ha brevettato un protocollo di analisi innovativo per la caratterizzazione completa della funzione microbica intestinale. Per effettuare un test è necessario registrarsi sul sito della WellMicro e ordinare un kit di analisi, eseguire un piccolo campionamento fecale a casa propria e spedire il campione ai laboratori di Bologna. Generalmente i tempi di elaborazione dei risultati sono di circa un mese. Il test del microbiota non è diagnostico ma può fornire importanti indicazioni al tuo nutrizionista sul profilo del microbiota intestinale per panificazione di programmi alimentari o terapeutici personalizzati e seguirne l’andamento nel tempo.

Dove e come fare il test del microbiota intestinale?

Prima di tutto dovrai ordinare online il kit Microbiopassport® per l'analisi del microbiota intestinale con il metodo brevettato dalla WellMicro di Bologna. In particolare, il Microbiopassport® Follow Up2 è un pacchetto che permette di acquistare 2 kit Microbiopassport® per analizzare le variazioni della composizione microbica intestinale a seguito di un programma alimentare o di cambiamenti dello stile di vita. All’interno del kit Microbiopassport® che si riceve direttamente a casa è presente la lettera di vettura e la busta per la spedizione tramite corriere del kit con all’interno il tuo campione biologico: potrai richiedere il ritiro a domicilio o consegnare la busta presso un qualunque ufficio postale. Una volta ricevuti i risultati del test Microbiopassport® potrai consegnarli al tuo nutrizionista perché valuti se intervenire sulla composizione del microbiota intestinale attraverso un intervento alimentare specifico (anche con l’utilizzo di prebiotici e postbiotici mirati), per correggere eventuali disbiosi intestinali riscontrate sulla base del grado di biodiversità del microbiota, dell’indice di disbiosi, e dell’analisi funzionale dell’ecosistema intestinale.

Come si svolge il percorso Microbiopassport?

FAQ

VISITA NUTRIZIONALE

Un esperto in nutrizione ed educazione alimentare può fornirti in ogni momento suggerimenti e nozioni per migliorare la tua dieta e il tuo stile di vita, anche attraverso una semplice consulenza per orientarti verso delle scelte giuste e consapevoli. E’ indispensabile che tu ti rivolga ad un esperto, con alle spalle anni di preparazione e studio, quando decidi di intraprendere un programma dimagrante o per ottimizzare l’apporto di energia e nutrienti durante una pianificazione sportiva.

Il nutrizionista ti aiuterà, con un approccio clinico e scientifico, ad integrare al meglio le tue esigenze con i tuoi fabbisogni nutrizionali, grazie ad una conoscenza approfondita della fisiologia, del metabolismo e dell’interazione microbiota-organismo.

Quando e perché rivolgersi ad un nutrizionista?

Solo il Biologo Nutrizionista (in possesso di laurea quinquennale e iscritto nella Sez.A dell’Ordine Nazionale dei Biologi) o il Medico Dietologo possono secondo la legge svolgere la professione sanitaria in ambito nutrizionale e prescrivere autonomamente diete e programmi alimentari.  Il Dietista, invece, è un professionista sanitario in possesso di laurea triennale che elabora, formula ed attua le diete prescritte dal medico o dal biologo

Che differenza c’è tra biologo nutrizionista, dietologo e dietista?

Il nutrizionista è un professionista sanitario che può elaborare un piano alimentare personalizzato, calibrato sul tuo metabolismo basale e sulla tua composizione corporea, tenendo conto delle esigenze quotidiane e del corretto apporto energetico di cui l’organismo necessita. Il programma alimentare che il nutrizionista ti prescrive è studiato con attenzione per evitare qualsiasi carenza nutrizionale e per favorire al meglio la funzione intestinale e la relazione simbiotica tra batteri intestinali e organismo.

Cosa prescrive il nutrizionista?

Il nutrizionista sportivo ha una preparazione in ambito atletico e conosce bene le richieste nutrizionali e metaboliche di chi è impegnato in attività fisiche intense e continuative. Mediante l’analisi BIA il nutrizionista può misurare in modo accurato l’idratazione corporea e avere una stima della massa cellulare metabolicamente attiva per poter pianificare al meglio l’alimentazione che lo sportivo deve seguire nel corso della stagione e della preparazione. Il nutrizionista sportivo potrà aiutarti a conoscere il tuo corretto fabbisogno nutrizionale, seguendoti eventualmente nell’utilizzo di integratori (quelli veramente utili).

Cosa fa il nutrizionista sportivo?

Durante l’incontro di educazione alimentare ti posso fornire consigli nutrizionali generici, per orientarti verso una sana dieta, senza indicare esattamente le quantità o i pesi da rispettare: lo scopo è di renderti consapevole delle tue scelte alimentari e fornirti nozioni di base di nutrizione, fisiologia e metabolismo. Durante la visita nutrizionale, invece, raccolgo i tuoi dati anamnestici, faccio valutazioni antropometriche, plicometriche e strumentali adeguate, per poter elaborare un piano alimentare personalizzato.

Che differenza c’è tra educazione alimentare e visita nutrizionale?

Un piano alimentare personalizzato può essere preparato dal nutrizionista solo dopo aver effettuato un’attenta visita nutrizionale e calcolato con precisione i tuoi reali fabbisogni, in termini di elementi nutritivi e di dispendio calorico. Sarà importante seguire l’andamento nel tempo, stabilendo dei controlli periodici, in modo da quantificare esattamente i progressi raggiunti, rispetto alle aspettative e agli obiettivi prefissati. Un programma alimentare adeguato deve essere sempre costruito in modo elastico, tenendo conto delle abitudini e delle preferenze individuali, evitando imposizioni o divieti, ma incoraggiando l’educazione alimentare e la consapevolezza delle proprie scelte.

Come costruire un piano alimentare personalizzato?

Dipende dalla situazione iniziale e dagli obiettivi prefissati, nonché dalle proprie condizioni fisiologiche e metaboliche. Il percorso viene definito alla prima visita ed è soggettivo, e può essere eventualmente corretto e riadattato sulla base dei controlli successivi. Per raggiungere gli obiettivi è necessario aderire in modo quanto più coerente possibile al programma alimentare e rispettare la cadenza dei controlli.

Al termine del periodo previsto per raggiungere gli obiettivi di dimagrimento, per esempio, o di performance sportiva, è importante effettuare dei controlli regolari iniziali (ogni 3-4 mesi) allo scopo di correggere eventuali errori e consentirti di proseguire in modo autonomo nel corretto stile di vita.

Quanto dura un percorso nutrizionale personalizzato?

Avere dei livelli adeguati di fluidi è fondamentale non solo per svolgere attività sportive ma semplicemente per stare bene e in salute. L’equilibrio dei fluidi corporei è collegato a numerosi meccanismi di regolazione fisiologica e all’omeostasi generale dell’organismo. In chi pratica sport la misura dell’idratazione è un parametro molto importante per definire lo stato di forma e valutare nel tempo l’andamento della condizione fisica. In maniera indiretta, la valutazione dei fluidi può anche fornire informazioni sulla composizione corporea, in funzione della distribuzione intra e extracellulare dei liquidi e della percentuale di massa magra. Quindi definire con precisione il livello d’idratazione e quantificare l’evoluzione della composizione corporea è indispensabile per elaborare un programma alimentare efficace e favorire l'omeostasi e la funzionalità muscolare.

Perché idratazione e composizione corporea sono parametri importanti?

La plicometria è il metodo d’elezione per misurare obiettivamente la distribuzione del grasso sottocutaneo attraverso un calibro di precisione detto plicometro. Nell’adulto sano, il grasso sottocutaneo rappresenta il 70-80% di quello totale e permette di ricavare una stima coerente della percentuale di massa grassa, e quindi della composizione corporea. La misura delle pliche cutanee e la misura delle circonferenze (quella addominale per esempio) sono validi indicatori per il calcolo delle aree muscolo-adipose, per valutare lo stato di salute e il rischio di malattia cardiovascolare, e per seguire nel tempo i cambiamenti dello stato nutrizionale o l’efficacia di un programma alimentare. La valutazione della composizione corporea, assieme all’analisi del bilancio energetico e della funzionalità corporea, permette di definire il fabbisogno calorico dell’organismo, tenendo conto che la massa grassa contribuisce soltanto al 5% del dispendio energetico totale ed è perciò soprattutto la massa muscolare a determinare il metabolismo basale.

Che cosa misura la plicometria?

La BIA è un test molto rapido e non invasivo che consiste nell’applicazione di un piccolo flusso di corrente a bassissima intensità (250 μA a 50 kHz) per consentire una misurazione precisa e sensibile del compartimento idrico intracellulare ed extracellulare. Combinata all’analisi plicometrica permette di avere una valutazione molto accurata della massa cellulare metabolicamente attiva e della composizione corporea, discriminando nei soggetti sportivi livelli di prestazione diversi e monitorando la condizione fisica e la disidratazione. La BIA fornisce un’analisi quantitativa e qualitativa di piccoli cambiamenti idrici (sotto i 500 ml) ed è uno strumento indispensabile per controllare il bilancio idrico e per evitare la disidratazione da overtraining e migliorare il programma nutrizionale in funzione del ciclo ormonale e dei carichi di allenamento.

Che cosa misura la bioimpedenziometria (BIA)?

Mediamente il costo di una visita nutrizionale in studio si aggira tra gli 80 e i 150 euro. Io  ritengo che 100 euro sia un prezzo giusto, trattandosi di una prestazione sanitaria di tipo specialistico, per la quale occorrono anni di studio e preparazione, strumentazioni e spazi adatti, e la sottoscrizione di una polizza assicurativa professionale che copra eventuali danni verso il cliente. Soprattutto, l’elaborazione di un piano alimentare personalizzato richiede diverse ore di lavoro e di assistenza continuativa verso il cliente, specialmente quando si decide di seguire un programma integrato. 

A differenza del percorso nutrizionale che include la visita in studio, la consulenza online di educazione alimentare, in cui non riceverai uno schema dietetico, ma semplicemente dei consigli nutrizionali, costa molto meno (30 euro).

Inoltre, sebbene le spese per prestazioni medico-sanitarie sono esenti da IVA, richiedono l’applicazione di una marca da bollo di 2 euro e di un contributo pensionistico (nella misura del 4%), da considerarsi per legge accessorie alla prestazione, e quindi a carico del cliente.

Quanto costa andare da un nutrizionista?

No, a norma di legge l’attività professionale in campo nutrizionale non può essere fatta online, in quanto il professionista sanitario, per poter svolgere la propria visita, deve incontrare il cliente personalmente in ambienti idonei, accertarsi della sua identità, verificare la coerenza tra la prestazione professionale richiesta ed il soggetto che la richiede, mediante l’utilizzo di adeguata strumentazione e metodi di analisi. Ciò premesso, le attività successive, quali per esempio la trasmissione della dieta, chiarimenti e altri suggerimenti inerenti un rapporto già consolidato, potranno, con le dovute cautele, essere svolte per via telematica.

Tuttavia, alla luce della straordinarietà della situazione legata al grado di diffusione del COVID-19, con delibera n. 433 del 26 settembre 2019 e successivo decreto 137 del 3 maggio 2021 (cdn.onb.it/2021/05/decreto-dl-52-2021-.pdf) viene data la possibilità di svolgere l’attività professionale in campo nutrizionale online, a condizione che il professionista adotti tutte le precauzioni di carattere tecnico necessarie ad accertare l’identità del paziente e la sua maggiore età, nonché gli strumenti necessari a guidare il paziente nella rilevazione delle misure, prediligendo a tal fine l’utilizzo di collegamenti video.

E’ possibile svolgere la visita nutrizionale online?

Si, le spese sostenute per le visite nutrizionali e l’elaborazione di un piano alimentare personalizzato rientrano nelle spese sanitarie che danno diritto alla detrazione Irpef del 19%. Ai fini della detrazione, sulla fattura rilasciata devono risultare la specifica attività professionale e la descrizione della prestazione sanitaria resa, mentre non è necessaria la prescrizione medica. Per ottenere la detrazione occorre pagare esclusivamente con mezzi tracciabili (non sono ammessi i contanti). 

Le spese sanitarie relative a prestazioni medico-sanitarie sono esenti da IVA, ma è dovuta l’imposta di bollo, nella misura di euro 1,81, sulle fatture di importo superiore a 77,47 euro. L’imposta di bollo è considerata come costo accessorio della prestazione professionale e, in quanto tale, computato nella determinazione dell’onere detraibile ai sensi dell’articolo 15, comma 1, lettera c) del TUIR (spese sanitarie), purché la marca da bollo, o il contrassegno telematico sostitutivo della stessa, siano effettivamente presenti sulla fattura.

Posso detrarre le spese sostenute dal nutrizionista sul 730?

I dati personali sensibili, inclusi i dati relativi allo stato di salute e i dati biometrici, possono essere oggetto di trattamento solo previo consenso informato del soggetto interessato (Regolamento UE 2016/679). La raccolta di questi dati è indispensabile per rendere la prestazione sanitaria richiesta e poter elaborare un programma alimentare corretto.

In fase di prima visita, ti chiederò di firmare un consenso informato, in cui sono spiegate le finalità del trattamento dei dati, i quali saranno sempre trattati in modo lecito e trasparente e archiviati in modo da garantire l’adeguata sicurezza, per un tempo comunque non superiore al conseguimento delle finalità per le quali sono stati raccolti. Il rispetto della normativa sulla privacy e la protezione dei dati personali è imposto anche dal codice deontologico dei biologi.

Come verranno trattati i miei dati personali?

Per prenotare la prima visita è sufficiente contattarmi telefonicamente o via email. Altrimenti puoi verificare la disponibilità e prenotare online. È possibile disdire l’appuntamento comunicandolo direttamente un giorno prima. Ad ogni modo, prima di prenotare una visita, ti consiglio di contattarmi per un colloquio gratuito online. Questo servirà a conoscerci e a valutare al meglio le tue esigenze.

Come prenoto la mia visita?

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